IL MULINO FRACASSI: STORIA DI UN RECUPERO
La storia del mulino Fracassi purtroppo è una storia che improvvisamente si ferma per far posto, nel 1998, alla modernità degli appartamenti.
Nel luglio del 2010 però, dopo essere stato dimenticato per alcuni anni davanti alla chiesa di San Rocco, su idea di Roberto Ronchini e sull’onda della neonata associazione culturale VLNS, riprende vita.
Inizia così una lunga e meticolosa opera di restauro che vede impegnati Roberto e Bruno che, in modo quasi ossessivo ed aiutati da altri amici, riescono nell’intento di recuperare questo reperto storico.
Rimane però il rammarico che a tempo debito non ci sia stata la sensibilità di salvare questa testimonianza del passato di cui una parte, il maglio, è addirittura asportato e depositato al museo di Tavernole.
Questo restauro è il primo dei progetti portati a termine quest’anno dall’associazione culturale VLNS a cui seguirà l’adattamento a museo della zona del centro congressi continuando così la tradizione che vede Collio memore di quello che fu l’osservatorio di Tizio nato a fine 800 su iniziativa di Don Giovanni Bruni e ripreso agli inizi del secolo da don Giovanni Bonomini con l’osservatorio di Memmo.
Rivediamo un poco l’opera di restauro resa possibile dall’intervento della ditta F.lli Rochini.
E’ l’estate del 2010 ed il mulino, appena trasportato da S.Rocco dove era stato dimenticato all’officina f.lli Ronchini, è smontato.
Subito ci si accorge che ciò che resta è veramente poco: il legno del telaio è ormai in parte marcio anche se, la sapente opera di Giannino Tonino, fa miracoli recuperando molti pezzi.
Ciò che manca, specialmente le travi lunghe, sono sostituite con legname nuovo, ed infine tutta l’incastellatura può essere rimontata.
Parallelamente si interviene sulla parte meccanica: bronzine, ingranaggi (di legno), albero (deformato), pulegge (una delle quali rotta) escono come nuovi e quindi pazientemente riassemblati.
Alcune parti delicate, come ad esempio il sollevamento dell’ingranaggio, una sorta di primitiva frizione, oppure le macine, devono essere più volte montate e smontate al fine di trovare il corretto funzionamento.
Rimessa in funzione la parte meccanica si passa allo studio dell’antica ma sconosciuta tecnologia della macinazione.
Per imparare si deve copiare: ecco quindi provvidenziale l’antico mulino di Bienno ancora funzionante il cui gestore (nome?)è prodigo di consigli
A questo punto è necessario l’intervento di un falegname per tutta la parte di distribuzione del grano e della farina che trova in (genero del fagiolino) la persona competente e volonterosa.
Purtroppo però il mulino, ormai fuori dal suo ambiente, è privo della forza motrice dell’acqua che viene sostituita con un moderno motore.
Può quindi iniziare l’opera di macinatura ma nascono nuovi problemi di messa a punto. Ed allora ancora a Bienno a vedere come si “picchiano” le pietre da macina.
E infine eccolo il mulino Fracassi reso disponibile al pubblico. E’ un mulino storico, come si vede sulla pietra dove è incisa la data 1903 probabilmente un ammodernamento.
Alcuni documenti storici ne tramandano l’importanza: nel 1666, ad esempio, Bartolomeo Lazzari q.Giovanni ricostruisce il mulino. Tale data certifica l’antica l’origine del mulino Fracassi.
Altro interessante accenno lo troviamo sul libro delle provvigioni.
I tre “Edificj de Molini” del Comune vengono, così troviamo scritto, “messi al pubblico incanto” e concessi in appalto a coloro che offrono un prezzo più conveniente per il Comune stesso. L’appalto avviene “il giorno primo di Febraro di ogni anno” mediante bando pubblico; gli edifici adibiti a mulino sono considerati separatamente, al momento dell’asta di aggiudicazione, così come diverse sono le cifre da versare al “Massaro generale” del Comune di Collio in “dinari Camarlenghi”, essendo il “Molin di Sotto” considerato, con ogni probabilità, più redditizio (cfr. ff. 121-122).
Come tutti i paesi anche Collio aveva perciò i suoi mulini (4 a Collio e uno a S.Colombano) che ne hanno sempre caratterizzato il paesaggio rurale.
Ritornando al nostro mulino c’è chi ancora lo ricorda in funzione in quanto il suo utilizzo pratico si ha fino agli anni settanta. Caratteristica immagine impressa nella memoria (purtroppo immagini dell’interno non ne esistono) è quella della donna che con il suo “bastarel” porta il grano per la macina e pazientemente attende la farina. E’ una immagine forse nostalgica di un tempo che fu.
Per chi volesse approfondire ulteriormente la storia, ricordiamo che gli allievi delle scuole elementari, coordinati dal maestro Aldo Bruni, hanno svolto una stimolante ricerca storica su questi mulini pubblicando poi il lavoro su un piacevole volumetto.
Per concludere un accenno doveroso all’intento con cui tutti i volontari hanno affrontato il lavoro: in primo luogo il divertimento e la curiosità personale, ed a seguire, la volontà di tramandare alle future generazioni aspetti di vita che man mano si vanno perdendo.