
Don Giovanni Bruni
Giovanni Bruni nacque a Collio il 29 luglio 1816 da Marco e Barbara Zanardelli, agiati possidenti.
Conseguita la licenza ginnasiale nel Collegio di Lovere, entrò nel Seminario di Brescia e venne ordinato sacerdote nel 1840. Scelto in qualità di precettore dell’unico rampollo dell’illustre Casa patrizia D.Rosa, a Brescia entrò in amicizia con eminenti personaggi che frequentavano tale famiglia, quali i Lechi, i Gambara e i Perego, ma provando nostalgia per i suoi monti decise di fare ritorno ai propri luoghi d’origine.
Eletto Curato coadiutore della parrocchia di Collio, precisamente nella contrada di Tizio, vi rimase fino alla morte, dimostrando nel suo ministero uno zelo instancabile e una intensa operosità in soccorso di poveri e ammalati.
Patriota, nel 1849 aiutò i montanari che avevano partecipato alla lotta delle Dieci Giornate a rifugiarsi in Svizzera e, in seguito, fece da tramite fra gli esuli e la città.
Nato in una valle ricca di minerali la geologia divenne ben presto una delle sue passioni, anche se a quel tempo in Valle Trompia era una scienza quasi sconosciuta.
La sua attività consistette nella raccolta di materiale utile agli esperti per classificare la natura delle formazioni, la collocazione nella storia, la giacitura ed estensione.
Notevole fu anche la sua opera in qualità di botanico e di meteorologo (vedi articolo dedicato all’osservatorio di Memmo.
Socio dell’Ateneo di Brescia, nel 1869 decise di estendere le osservazioni meteorologiche; infatti un anno più tardi attrezzò, in casa sua, un osservatorio fabbricandosi gli strumenti e trasmettendo ogni decade i risultati al Ministero dell’ Agricoltura e del Commercio.
Fu grande amico dell’illustre astronomo Padre Denza, direttore dell’osservatorio di Moncalieri.
Il suo impegno alpinistico è chiaro nel rilevare come fu tra i primi iscritti della sezione CAI fondata a Brescia nel 1874. La tessera personale, rinvenuta fra le proprie carte, è datata 5 agosto 1874 e porta il N. 13.
Partecipò a molte escursioni e ascensioni; per tutte ricordiamo nel 1875 la scalata dell’Adamello in seguito alla quale redasse una relazione scientifica che venne pubblicata quello stesso anno dal Bollettino del CAI.
Si occupò anche di tutela del territorio, impegnandosi per la salvaguardia dei boschi dalla distruzione e dalla decadenza e per la protezione e lo sviluppo dei pascoli.

La Corna Blacca, splendida montagna della corona di monti di Collio fu, purtroppo senza successo, chiamata in onore di Don Bruni Corna Bruni.
Furono purtroppo le frequenti escursioni a minare la sua salute e una notte di dicembre del 1879, mentre era intento nelle osservazioni meteorologiche avvolto in una pelle d’orso, si assopì lasciando cadere la pelliccia ed esponendosi così al rigore invernale, che gli procurò forti dolori allo stomaco.
Il male fece rapidi progressi e Don Bruni spirò il 4 marzo 1880 col sorriso sulle labbra, dicendo: “Sono qui tra i miei sassi che un bel giorno e presto mi cadranno addosso e io resterò fossile con loro”.