Nel 1864 i carabinieri intervennero a Collio fermando un tentativo di insurrezione nel vicino trentino.
Ma veniamo ai fatti
Nel 1864 nei pressi di una cascina di S.Colombano verso il Maniva, venne arrestato Ergisto Bezzi. Si arenò così l’audace ma impossibile tentativo del partito di azione di provocare l’insurrezione delle popolazioni italiane soggette all’Austria. In questo periodo molti volontari erano sparsi per le montagne per essere pronti per l’insurrezione. Erano organizzati in nuclei capillari nelle singole valli per sfuggire alla sorveglianza delle varie gendarmerie e anche per il fatto che i centri di raccolta dei volontari erano dislocati per lo più in zone di montagna, secondo itinerari procurati da persone fidate e passati poi alle singole formazioni per coordinare lo sviluppo della sommossa prevista.
Ergisto Bezzi nel 1860 in divisa da capitano delle Guide
Il piano del Bezzi
L’importante era avere notizie esatte sulla dislocazione delle truppe austriache nelle valli e conoscere le strade di accesso alla Valle del Chiese. Le autorità erano vagamente al corrente della cosa. Per distrarre l’attenzione delle truppe Austriache, il Bezzi aveva elaborato il suo piano di azione e, per attaccare a sua volta si era diretto con 150 giovani da Brescia verso il passo di Maniva con l’intenzione di scendere nella Valle del Chiese e di varcare il confine Austriaco.
Le cellule trentine in appoggio
Di ciò erano informate le cellule trentine, le quali, nella notte fra il 14 ed il 15 novembre 1864 riuscirono ad interrompere la rete telegrafica da Trento a Lardaro, da Trento a Cles e da Cles al forte Stino, per favorire lo sconfinamento del gruppo del Bezzi, ed impedire i contatti fra le varie autorità militari e civili.
Il fallimento dell’impresa
Purtroppo però, nel pomeriggio del 16 novembre, il piccolo gruppo di giovani guidati dal Bezzi fu scoperto e dovette arrendersi al nucleo di carabinieri che li avevano circondati al passo di Maniva. Il Bezzi catturato fu rinchiuso in carcere a Brescia. L’impresa era stroncata: la “Prima Banda insurrezionale del Trentino” aveva in precedenza fatto preparare il suo proclama, trasmesso in precedenza ai più fidati delle valli trentine, che terminava con l’appello: Accorrete da ogni Valle sotto la tricolore bandiera che sventola su queste vette: dovete accorrere tutti sui forti baluardi delle care montagne native: qui oggi è il dovere italiano: qui è la speranza, la gloria, l’onore della Patria comune! Noi vi aspettiamo.
Onore al merito
Tuttavia i pochi decisi e preparati non poterono che agire parzialmente, per favorire la causa del riscatto. Essi rimasero sconosciuti, ma non meno meritevoli di ammirazione dei loro compagni bloccati al passo di Maniva. Comunque, lo spirito della gente montanara aveva fatto tutto il possibile per il tentativo di liberare il proprio paese, che, per altri cinquantacinque anni doveva ancora sperare e combattere per la sua redenzione.
Ma chi era Ergisto Bezzi
Ergisto (o Egisto) Bezzi nacque a Cusiano di Ossana, in provincia di Trento il 6 gennaio 1835 e morì a Torino il 3 agosto 1920. E’ stato un patriota italiano, un personaggio di primo piano del risorgimento italiano, intermediario patriottico fra il Mazzini e Garibaldi, volontario nell’impresa dei Mille e garibaldino.

Dopo aver frequentato il Liceo nella città di Rovereto si trasferì a Milano ove si impiegò in un’azienda commerciale. Alla vigilia della seconda guerra di indipendenza del 1859 dovette fuggire dalla polizia austriaca riparando in Piemonte ed arruolandosi volontario a Torino nelle Guide del Simonetta.
Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, ancora tra le file del corpo delle Guide, coagulando attorno a sé tutti i trentini dell’esercito. Fu dei primissimi con Francesco Nullo a penetrare nelle difese di Palermo: primo fu a mettere il piede in Calabria con Alberto Mario.
Conquistò i galloni di ufficiale sul campo: sottotenente a Palermo, luogotenente dopo la presa di Milazzo, capitano dopo Reggio Calabria, aiutante di campo del generale Stefano Türr, del quale però non approvava la facile transigenza politica, ritornò a Milano inflessibile repubblicano rifiutando la croce di cavaliere di Savoia. Nell’autunno del 1862 conobbe a Lugano il Mazzini ed ebbe da lui l’incarico di organizzare un moto nel Trentino.
Il 13 novembre del 1864, come detto tentò quindi l’insurrezione del Trentino, che lo vide protagonista, come sopra riportato, qui a Collio con altri 150 uomini.
Nella terza guerra di indipendenza del 1866, di nuovo arruolato volontario come capitano nelle Guide, partecipò da valoroso a tutti gli scontri di quella campagna: alla battaglia di Ponte Caffaro, Monte Suello e alla battaglia di Bezzecca ove fu ferito alla gamba. Fu il promotore degli indirizzi di fedeltà che i comuni trentini liberati e il clero spedirono a Vittorio Emanuele II e a Garibaldi per essere uniti al Regno d’Italia.
A guerra finita rifiutò un’altra volta la croce di Savoia. Nel 1867, nella battaglia di Mentana, fu ferito ad ambo le cosce. I soldati francesi lo derubarono poi resero il denaro al ferito conducendolo a Roma ove fu poi rilasciato. A causa delle ferite portò le stampelle per tre anni e non poté accorrere nel 1870 in Francia al seguito di Garibaldi. Nel 1890 rifiutò, per non giurare fedeltà al Re, il mandato di Ravenna che lo aveva eletto deputato scomparendo dalla scena politica italiana.
Mantenne relazione con i patrioti trentini tra i quali Cesare Battisti. Dal settembre del 1909 si stabilì a Torino con il nipote Mario, entomologo di fama. Di lui si scrisse che fu: “Caro a Mazzini e Garibaldi, sospirò col primo, combatté col secondo”. Morì a Torino nel 1920.
Il Bezzi fu anche uno degli ufficiali protagonisti nel giugno 1866 della battaglia di Ponte Caffaro un episodio della terza guerra di indipendenza.