Riportiamo questo articolo tratto da “LA PROVINCIA DI BRESCIA” – 11 marzo 1872, a firma di Gabriele Rosa. Interessante in questo articolo risulta il paragrafo in cui si riporta come “vista” la famosa lapide a Mondaro di Pezzaze dove si citano i “damnatos ad metalla” e cioè gli schiavi condannati ai lavori forzati nelle miniere.
Lunedi 11 marzo 1872
LA PROVINCIA DI BRESCIA
GIORNALE QUOTIDIANO DI POLITICA ECONOMICA
Ufficiale per gli atti della Camera di Commercio ed Arti e del Comizio Agrario di Brescia.
Appendice della Provincia di Brescia.
COLLIO
Collio è il centro grosso di popolazione più elevato della provincia di Brescia, e, dopo Bormio, anche della Lombardia. Sta ad 858 metri sul livello del mare, otto metri più alto della Maddalena sopra Brescia, ed al limite estremo dè castagni, delle noci, e cento metri oltre a quello della vite e del maiz. Collio quindi dalle origini dovette essere agglomerazione pastorale, industre e commerciale come Bagolino, Edolo, Clusone.
A DESTRA: ARTICOLO – 11 MARZO 1872
Dovrebbe scriversi Colli perché anche nei secoli passati si disse Coi, voce che nel dialetto nostro indica cime pascolive quali i Coi de Drera. Come i Greci volgendo nomi corografici stranieri nella loro lingua li snaturarono, i letterati nostri italianizzando male Collio, Fuipiano, Pa ralboino, e simili non lasciano capire che significano Colli, Fuori nel piano, Prato Alboino.
Collio ora ha la popolazione di 2200 persone, ma, è fama che i di lui abitanti quattro secoli sono fossero tre volte tanti. La fama, come suole, magnifica le cose antiche, laonde quella quantità d’abitanti del vecchio Collio va ridotta assai, ma non si può negare affatto. Perché quando erano più fiorenti la metallurgia e la pastorizia nelle valli lombarde, alcuni Comuni centrali erano più frequentati. Onde nelle precise statistiche venete trovammo che Lovere, Nembro, Ardese, Clusone nel 1559 avevano popolazione di qualche centinaia maggiore che l’attuale, mentre la complessiva delle Provincie di Bergamo e di Brescia era poco più alta che la metà odierna.
La ricchezza delle miniere di ferro della Maniva e di altri monti di Collio e la vastità delle selve sue, e di quelle della grossa borgata di Bagolino alla quale pel il giogo del Maniva spediva il materiale pei forni, e l’ampiezza dè pascoli concedevano allora a Collio prosperità invidiata dai vicini Accadeva il somiliare e pei mezzi medesimi a Borno, a Bagolino, a Bormio, a Clusone, viventi come piccole repubbliche ed elevati i prodotti della pastorizia colla tessitura della lana ed il commercio dei panni.
I 306 Comuni della provincia di Brescia hanno mediamente una superficie censita di 14 Chilometri quadrati, ma l’estensione di Collio è quadrupla, abbraccia 52 chilometri. Non è la massima della provincia, giacchè Bagolino ha 106 chilometri quadrati di terra censita, Ponte di Legno ne ha 95, Montechiaro 75, Corteno 71, Tremosine 60 Breno 58, Temù 58. Ma il terreno di Collio è pei suoi prodotti alpini della massima rendita dopo quello di Bagolino. Ha ancora 6030 ettari di boschi e selve il Comune possede 5910 ettari, e nel 1870 potè quel Comune affittare per ventise mila lire i pascoli suoi.
Anche nelle miniere di Collio devono avere lavorato quei Triumplini che Druso 15 anni av.C. vendette all’asta per la fiera resistenza loro. Questi alpigiani trent’anni prima erano stati sperimentati da Decimo Giunio Bruno, uno degli uccisori di Cesare, il quale scrisse a Cicerone d’averli riconosciuti i più bellicosi dei popoli. Progressus sum ad Inalpinos cum exercitu Cum omnium bellicosissimis bellum gessi, multa castella caepi, multava stavi.
FOTO A DESTRA: COLLIO 1885
Avevano dunque sino d’allora castella alle chiuse in nostri alpigiani, e le torri di Bovegno e Pezzaze, i ruderi chiamati i pagà, le torri che appaiono ancora sul giogo del Maniva e di S.Zeno nella carta del Pallavicino del 1587, e che ora non sono più, e parecchi avanzi di castelli del medio evo, sono ricostruzioni prima Romane, indi feudali e comunali sulle basi di castella retiche.
Tito, espugnato Gerusalemme, condannò molti Ebrei alle miniere dell’Egitto. Testè nei Carpazi si trovarono tavolette cerate Romane dei procuratori alle miniere d’oro della Dacia, e carceri ove si teneano gli schiavi condannati alle miniere.
Il bravo sacerdote D. Giovanni Bruni di Collio riferisce che il prete Ronchini D. Giacomo ora toccante li 84 anni assicura d’avere letto 58 anni sono in lapide che allora vedevasi nella torre Mondaro a Pezzaze Mundarius Praeses super damnatos ad metalla. Onde s’argomenterebbe che quelle torri servivano alle stazioni militari romane postevi a vegliare gli schiavi condannati alle miniere.
Le tombe romane, ed il graziosissimo oggetto di bronzo, che pare infula e lavoro greco rinvenute dal Piotti ad Etto presso una di quelle torri, conferma la tradizione de’ presidi romani.
L’abuso della fortuna romana provocò reazione settentrionale, della quale fu centro la Germania. Che con eserciti, con fare, con pastori, minatori, legnaioli invase così la devastata e spopolata Italia da darle tinta germanica specialmente nelle parti alpine. Quando Vicenza si chiamò cimbrica, La Valle Camonica settentrionale, Bormio, Bagolino e Collio avevano frequenti commerci coi Tedeschi ed assumevano abito e parlare simile a quelli del Tirolo. Londe quando le guerre germaniche fecero migrare l’uso della stampa a caratteri mobili da Magonza a Subiaco, a Bologna, a Brescia, a Venezia, un torchio si pose anche al romito Collio, quantunque colà non fosse fabbrica di carta.
FOTO: COLLIO 1894
![Collio-panorama 1894.[1]](http://www.viverelanostrastoria.it/wp-content/uploads/2013/04/Collio-panorama-1894.1.jpg)
Vi si stampava nel 1555. Dè libri esciti colà se ne rinvennero pochissimi in questo secolo, cinque libri sacri, un esopo, una grammatica latina, un formulario notarile, ed un dizionarietto italiano-tedesco, (l) dimostrante il bisogno che vi si sentiva di conoscere la lingua tedesca pei commerci di panni e di bestiami. Un terribile incendio del 1555 distrusse quella tipografia e gli archivi del comune dove saranno stati i di lui Statuti e gli atti antichi. Sulla casa Lazzari in via Tizio quell’incendio è ricordato con questa incisione. Titii an. MDLV die VIII Mai Archivio Antiquissimo apud illos de Calvettis, nec non typographia et prelo apud Fracassinos nunc Tonatios amnimo absumptis.
A quella distruzione seguirono le inondazioni del 23 marzo 1619, del 1635, 1675 del 1757 che distrusse il notariato Tavelli del 1850.
Quando tutta la valle Trompia era data allo scavo e fusione del minerale di ferro, ed alla fabbricazione pria di spade e lance e picche e dardi, indi anche di fucili e di cannoni, vi si trascurava l’agricoltura, vi era piccola anche la pastorizia. Ma mentre le libertà commerciali aprirono concorrenza a quelle produzioni, si erano consunte la massima parte delle selve alimentatrici dè forni e delle fucine triumpline. Laonde ora il bisogno richiama gli abitanti a ricattarsi coll’agricoltura e con la pastorizia dè guadagni falliti nell’industria siderurgica. Onde ne viene migliorato l’aspetto della valle e degli abitanti, giacchè la vita dura né cunicoli e le crapule susseguenti ingenerarono un cretinismo ereditario si forte tra Bovegno e Collio che attualmente ancora a Collio sono 75 cretini su 2200 abitanti.
A rialzare la silvicoltura e la pastorizia di Collio molto contribuì l’amministrazione comunale. Per essa nel volgere dè venti anni ultimi, da dodicimila lire i fitti dè pascoli comunali salirono a ventisei mila per uso quasi esclusivo dè bovini.
Fra i pascoli che stanno oltre i 150 metri, ed i boschi cedui ben popolati ed immediati al paese si stendono vasti spazi detti Curc a Collio e nell’altre parti della Val Trompia superiore.
Sono pascoli magri, raramente cespugliati, quasi improduttivi. Noi troviamo a simile altezza intorno a 1200 metri Curten e Curten-edol in Val Camonica; vediamo nello statuto di Vertova del 1326 chiamato cordus il fieno magro, quello che i greci antichi dicevano chortos; sentiamo chiamati curtù a Ponte di Legno una carretta per le alture, e da tutto ciò argomentiamo che quello strano nome Curt o Corti fosse generale alle alpi ad indicare la Zona del pascolo magro dell’autunno.
Di queste Corti per le quali Collio pagava predicali senza profitto, l’anno passato alienò ad enfiteusi 115 ettari e ne ottiene compenso e miglioramento boschivo e pascolivo. Onde quella provvida giunta comunale ora s’accinge a proporre livellazione in quegli spazi d’altri 160 ettari di terreno in tanti lotti. E per riuscire meglio nell’intento di ottenere riduzione a bosco od a pascolo, e per avere la viva cooperazione del popolo persuaso dell’utile pubblico e privato, pubblicò il suo progetto col titolo: Sulla natura ed utilità dell’enfiteusi applicata ad alcuni beni comunali di Collio, nel quale propone anche tre premi pei tre lotti che saranno meglio coltivati dai livellari. E’ fatto nuovo questo che molto onora il senno dè proponenti, e che vuol essere pubblicato perché trovi imitatori.
G.Rosa.
(l) Memorie-storico critiche sulla tipografia bresciana dell’abate Germano Iacopo Guzzago. Brescia Bettoni 1811 – Della tipografia bresciana. Memorie di Luigi Lechi. Brescia Venturini 1854. – Si stampò allora anche a Toscolano, a Salò, a Pralboino, a Calvisano, e stamparono gli Zani a Portesio, gli Alghisi a Verola.
RICERCA STORICA: ZANARDELLI FEDELE